Cardella è un cognome che affonda le sue radici nella regione della Catalogna ed
in particolare nella provincia di Tarragona. A pagina 447 del
"Repertorio de blasones de la comunidad hispanica", del decano rey de armas Don Vicente de Cadenas y Vicent, è descritto
lo stemma dei Cardella: "En campo de azur, un cisne de plata con una corona de oro en el cuello entre dos columnas, y rampantes a ellas y contrapuestos, dos leones
de oro; en punta, ondas de agua de azur y plata".
Oggi troviamo i Cardella diffusi di quà e di là dell'Atlantico però molti Cardella, che oggi vivono nelle Americhe, hanno ascendenze italiane, cosa che starebbe
a testimoniare che l'insediamento in Italia dei Cardella è avvenuto in epoca remota.
Per capire quando e come i Cardella sono arrivati in Italia e, in particolare, in Sicilia è bene ricordare un pò di storia dell'isola.
In Sicilia, nel 1282 con la rivolta dei "Vespri", gli Angiò vengono cacciati dai siciliani, che offrono la corona a Pietro III d'Aragona.
Questi diventa così re di Sicilia con la denominazione di Pietro I di Sicilia. Da questo momento fino agli inizi del 1700 la storia del
regno di Sicilia
è legata alla storia della Corona d'Aragona.
La Corona d'Aragona era nata dall'unione dinastica del regno d'Aragona e della Contea di Barcellona e nel momento di maggiore espansione il suo impero comprendeva,
oltre l'Aragona e la Catalogna, le Isole Baleari, Valenzia, la Sicilia, Napoli e la Sardegna.
Pur non essendoci dei riscontri documentali, si può quindi ragionevolmente ipotizzare che i Cardella si siano trasferiti in Sicilia nel periodo che va dalla fine del XIII secolo agli inizi del XIV secolo.
I Cardella, probabilmente, cominciarono con lo stabilirsi a Palermo, capitale del regno e successivamente si insediarono in altre zone dell'Isola. Più tardi,
dei Cardella, migrarono in altre regioni d'Italia e dalla seconda metà del secolo XIX iniziarono a emigrare in altre nazioni europee e nelle Americhe.
Il mio avo più lontano, di cui finora ho traccia certa, è Gerlando Cardella, nato a Casteltermini intorno al 1690.
Gerlando si sposó nel 1719, quando da appena sei anni si era insediato, come re di Sicilia, Vittorio Amedeo II di Savoia, che prendeva il posto di Filippo IV di Borbone (Filippo V di Spagna).
Intorno al 1720 nacque Nicoló, proprio nell'anno in cui Vittorio Amedeo II scambiava la Sicilia con la Sardegna, lasciando la Sicilia a Carlo IV degli Asburgo d'Austria.
Don Nicoló sposó nell'anno 1745, regnando Carlo V di Borbone, Angela Palermo Tirrito, quattordicenne nipote di padre Fedele da San Biagio Platani, al secolo Matteo Sebastiano Palermo Tirrito.
Il matrimonio fu celebrato dallo stesso padre Fedele. Si legge nel libro di Luigi e Vittorio Pellitteri che Don Nicoló era molto devoto allo zio acquisito ed era un personaggio in vista, che era stato "preposto
dal Duca della Terra di S. Biagio, Don Pietro Joppolo Pescatore, alla direzione e amministrazione dei molini". Viene anche descritto come "un possidente con
spiccato senso degli affari: dai vari atti esaminati nell'Archivio di Stato di Agrigento lo si incontra spesso ingolfato in affari di acquisti e vendite
di case e terre." Per contro "non sa firmare".
Don Nicoló ebbe otto figli, cinque maschi e tre femmine. Due dei maschi riprendono i nomi secolari di padre Fedele, Matteo e Sebastiano.
Sebastiano, nato nel 1750, era il primo figlio maschio, e ricoperse la carica di giurato (ndr. I giurati erano coloro che curavano l'amministrazione cittadina
ed erano nominati dal feudatario del luogo. Gli eletti appartenevano alle migliori famiglie locali.)
Sebastiano, insieme al padre, si dette molto da fare per favorire un progetto di padre Fedele che voleva creare
un "Ospizio Secolare", da usare come ricovero per i frati cappuccini questuanti, in un edificio a San Biagio Platani, di proprietà dei Cardella.
Tale progetto prevedeva anche l'erezione di un oratorio privato con altare, per uso da parte dei padri cappuccini. Per la costruzione di questo oratorio, su richiesta di padre Fedele, la Santa Sede aveva concesso una particolare
autorizzazione alla famiglia Cardella. Purtroppo questo progetto non poté essere realizzato per la forte ostilità dei sacerdoti locali, che temevano la "concorrenza" dei frati.
Questo fatto fu motivo di grande amarezza per padre Fedele.
Matteo, l'altro figlio maschio, che riprende uno dei due nomi secolari di padre Fedele, è il mio quadrisavolo. Nel 1796 sposa Carmela Bongiovanni Li Gregni, da cui
ha tre figli, Maria Giuseppa, Giuseppe e Angela.
In quegli anni regnava, in Sicilia, Ferdinando III di Borbone, succeduto a suo padre, Carlo V divenuto nel frattempo re di Spagna con il nome di Carlo III. Ferdinando III
nel 1816, dopo la caduta di Napoleone Bonaparte e dopo il congresso di Vienna, riunificó il regno di Sicilia con il regno di Napoli proclamandosi re delle Due Sicilie, con il nome di Ferdinando I.
(qui l'Inno del re, scritto da G.Paisiello per Ferdinando IV di Borbone nel 1787 e adottato come Inno del Regno delle Due Sicilie dal 1816)
Il figlio di Matteo, Giuseppe, è il mio trisavolo e sposa nel 1832 Francesca Vaccaro. Dal matrimonio nascono quattro figli: Matteo, Carmela, Sebastiano e Antonino.
Matteo, nato a San Biagio Platani il 9 dicembre 1833 è il mio bisnonno.
Quando nasceva Matteo regnava Ferdinando II, figlio di Ferdinando I e padre di Francesco II (detto "franceschiello") che vedrà di lì a pochi decenni(1860) la fine
del Regno delle due Sicilie e la sua annessione al regno d'Italia.
(qui la Marcia Reale dei Savoia, composta da Giuseppe Gabetti nel 1831, che sostituí l'inno del Borbone e diventó l'inno del regno d'Italia dal 1861 al 1946)
Matteo sposò a Casteltermini, il 19 settembre 1858, Anna Maria Castelluzzo, figlia di Emanuele e Vincenza Graziano. La coppia andò ad abitare a Casteltermini ed ebbe sette figli:
Francesca(1859), Giuseppe(1861), Emanuele(1863), Vincenza(1866), Marianna(1868), Filomena(1872) e Vincenzo(1874).
Nei racconti di famiglia si diceva che Matteo fosse un benestante, proprietario di palazzi, terre e
miniere di zolfo. La concorrenza delle multinazionali inglesi e americane nel mercato dello zolfo
ridusse, però, alla rovina i piccoli proprietari come Matteo. vedi qui Rimasto improvvisamente vedovo non seppe reagire alle
avversità economiche e familiari che lo avevano colpito e morì precocemente.
Alla sua morte, i figli ancora minorenni, Marianna, Filomena e Vincenzo furono affidati ad un tutore, che si incaricò di far fuori quanto rimasto del
patrimonio. Patrimonio di cui molto probabilmente, come si legge nel libro su padre Fedele, facevano parte molti quadri dipinti dal frate.
Giuseppe era il figlio maschio più grande ed, in famiglia, era soprannominato Puddu; mio padre mi raccontava che era un maresciallo di Pubblica Sicurezza.
Non era sposato e morì a Messina a metà degli anni venti.
Purtroppo, non ho notizie degli altri tre fratelli piú grandi: Francesca, Emanuele e Vincenza.
Invece, dei tre fratelli minori, le due sorelle Marianna e Filomena sposarono rispettivamente un Guagliardo e un Gazzanave ed i loro discendenti vivono,
i primi a Trieste e i secondi a Casteltermini.
Vincenzo, mio nonno, il più piccolo dei tre fratelli, ritratto nella foto quì accanto, nacque il 4 Ottobre 1874.
Ferroviere, si sposò nel Novembre 1903 con tale Teresina, di cui ignoro il cognome, e si stabilì a Messina. Quì, il 28 Dicembre del 1908
nel terremoto, che distrusse Messina
e Reggio Calabria, perse la moglie ed i figli avuti nel frattempo. Lui si salvò perchè fuori città per lavoro.
Nel 1909, mio nonno, si sposò con Rosa La Manna, mia nonna, da cui ebbe cinque figli: nel 1910 Maria Gina (detta Gina),
nel 1911 Matteo Pietro(detto Pietro, mio padre), nel 1913 Giuseppe (detto Peppino), nel 1916 Domenico (detto Mimmo) e nel 1926 Alfredo.
Mio nonno restò a Messina fino a tutto il 1910, poi si trasferì a Licata, in via Gaetano De Pasquale,
probabilmente per motivi di lavoro, e vi rimase dal 1911 al 1915, quindi tornò a Messina, nella barracca di via Torrente Boccetta.
Ricordiamoci che Messina era stata completamente distrutta dal terremoto e per molti anni i messinesi dovettero abitare in barraccopoli costruite dal governo.
Solo molti anni dopo, mio nonno con la famiglia poté trasferirsi nella nuova casa in via Guicciardini nº 31 piano 1º, isolato 482.
Mio nonno morì a Messina il 23 Febbraio 1934, a sessanta anni, per un attacco di angina pectoris, mentre percorreva in bicicletta una strada in salita.
Corona d'Aragona 1282-1295
Blasone del Regno di Sicilia sotto la Corona d'Aragona 1296-1713
Blasone di Vittorio Amedeo II Re di Sicilia 1713-1720
Blasone dei Borbone Due Sicilie 1734-1815
Stemma del Regno delle Due Sicilie 1816-1860
Stemma del Regno d'Italia 1861-1946
autoritratto di padre Fedele da San Biagio 1717-1801